E’ bastato che un solo cantante, Ghali, si “permettesse” di ricordare in una strofa il genocidio in corso a Gaza (“ma come fate a dire che qui è tutto normale, per tracciare un confine con linee immaginarie bombardate un ospedale”) per far insorgere la comunità ebraica che, a nome di un suo rappresentante, ha chiesto l’ “intervento dei vertici Rai”: tradotto significa chiedere che quella canzone venga estromessa dal Festival di Sanremo o che venga applicato qualche altro tipo di censura per evitare che vada nuovamente in scena “un’esibizione che ha ferito molti spettatori” (così si è espresso il compunto rappresentante della comunità ebraica).
Ciò che più mi colpisce di questa vicenda, quale triste ed allarmante segno del nostro tempo, è l’assordante assenza di reazioni indignate a questa esplicita richiesta di censura.