L’Italia in mano alla destra dei “patrioti” sta sperimentando un ulteriore inasprimento del suo quasi secolare vassallaggio nei confronti degli Stati Uniti e dei poteri che reggono Washington.
Negli ultimi giorni si segnalano due notizie in particolare: la prima riguarda il ruolo dell’Italia come quartier generale dell’Allied Reaction Force della NATO.
Nelle parole del capo di Stato maggiore Carmine Masiello: «È completato il processo di costruzione della nuova capacità di difesa, collegata a quanto accaduto in Ucraina negli ultimi due anni. È stata scelta l’Italia come quartiere generale schierabile in aree di crisi. La creazione di questa forza rappresenta uno dei maggiori passi in avanti del viaggio che la Nato ha intrapreso per difendere ogni singolo centimetro del territorio dell’Alleanza».
In altri termini, l’Italia diventerà un bersaglio grosso in caso di guerra totale, financo atomica, con la Russia. C’è proprio da festeggiare, non c’è che dire!
La seconda notizia – forse non del tutto scollegata dalla prima per i risvolti politici che porta – riguarda la cessione della rete telefonica di TIM al colosso americano KKR .
Leggiamo dal Sole 24 ore che: “Da oggi 1° luglio, quando faremo una telefonata passeremo nei fili del telefono controllati dagli americani.
Telecom Italia si libererà di più della metà dei suoi dipendenti (da 37.065 a 17.281) e di gran parte del suo debito mostre vendendo la rete telefonica a KKR, con una valutazione di 18,8 miliardi che a determinate condizioni potranno salire a 22 miliardi.
È la prima volta che un ex monopolista vende la sua rete fissa.
Ben 23 milioni di chilometri di cavi in rame e fibra ottica che collegano il 90% degli utenti telefonici italiani diventeranno a maggioranza americana, con quote di minoranza del governo italiano attraverso il risparmio postale gestito da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), del fondo pensioni canadesi e del fondo sovrano di Abu Dhabi.”
Al di là dei meri dati economici e della ricaduta nefasta sull’occupazione – avremo presto 20.000 disoccupati in più – ciò che colpisce dell’operazione in termini geopolitici è che KKR, fondata dai due cugini George Roberts e Henry Robert Kravis, ha nel proprio board David Patraeus, che ricopre le vesti di presidente del KKR Global Institute, da lui fondato nel maggio 2013.
Patraeus ha svolto servizio nell’esercito americano per 37 anni, culminando la sua carriera con sei comandi consecutivi come generale, cinque dei quali in combattimento, in Iraq e in Afghanistan. Dopo il ritiro dall’esercito e dopo la conferma del Senato ha avuto l’incarico di direttore della CIA durante il periodo della cosiddetta “guerra globale al terrorismo”.
Forse non è nemmeno il caso di sottolinearlo, ma uno dei più soddisfatti dall’operazione è il ministro Giorgetti, noto per essere l’uomo di fiducia di Washington dentro la Lega e il governo, colui che nel 2019 contribuì a fare saltare il governo giallo-verde a causa delle aperture pentastellate verso la via della seta, progetto cinese avverso agli USA.
Siamo proprio sicuri che il dott. Patraeus non avrà alcun interesse a origliare le conversazioni dei cittadini di un Paese destinato a diventare la centrale operativa della NATO nella guerra alla Russia?
E dove sono finiti i proclami di Meloni sulla sovranità infrastrutturale del nostro Paese?