Oggi, 26 febbraio 2024, il numero di morti palestinesi a Gaza dall’inizio della “vendetta” israeliana (ma forse sarebbe più appropriato parlare di deliberata liquidazione del problema palestinese) sta per raggiungere quota 30.000, più’ della metà dei quali erano minori.
A Gaza, oltre che per le bombe e i proiettili israeliani, si muore letteralmente di fame, di sete e i malati non possono essere curati.
Il rappresentante degli israeliani (che sta conoscendo ben limitate contestazioni nel proprio paese) ha annunciato che a breve verrà lanciato l’attacco anche contro la città di Rafah, ultimo rifugio dei palestinesi e luogo in cui ancora riescono ad essere distribuiti aiuti umanitari.
Ciò sembrerebbe avvenire nonostante l’apparente contrarietà degli Stati Uniti, che però hanno fino ad ora lasciato al governo israeliano licenza di fare terra bruciata, garantendogli copertura navale e aerea per dissuadere chiunque volesse concretamente intervenire in aiuto dei palestinesi.
La completa catastrofe umanitaria è dunque incombente e nessuno sembra intenzionato a fermare il genocidio che l’ “unica democrazia del medio-oriente” sta perpetrando sotto gli occhi del mondo.
Netanyau e il suo governo hanno dato ampia prova, nonché dichiarato a più riprese, di non provare alcuna pietà per i palestinesi, considerati “animali umani” e gli ambasciatori dello Stato Ebraico non fanno che scagliarsi – con sconcertante compiacenza dei governi degli stati in cui sono ospiti – contro chiunque osi criticare il massacro in atto.
Nonostante la crescente indignazione pubblica, il governo italiano non deflette nell’incondizionato appoggio ad Israele e manganella i ragazzi che scendono in piazza per protestare.
Dal canto loro, le principali opposizioni presenti nel nostro parlamento, PD e M5S in testa, sono ambigue, tentano di strumentalizzare quanto accaduto a Pisa senza però prendere posizione contro lo Stato di Israele.
Questo è lo stato di fatto nel nostro Paese.
Per questo credo che le sole cose politicamente sensate da fare siano due:
- agevolare ogni manifestazione che non si limiti ad invocare genericamente la pace ma contenga una inequivoca condanna al governo israeliano, togliendo ogni alibi ai partiti dell’ambiguità;
- agevolare ogni iniziativa volta a far emergere un partito o movimento che esprima in ogni sede istituzionale le istanze che – pur fortemente radicate in Italia- sono state abilmente estromesse dal nostro Parlamento.
- Uniti per la Costituzione, pur piccolo e localizzato, trova sempre più conferme che la strada intrapresa è quella giusta e proseguirà nel proprio lavoro di ricucitura di tante forze frantumate per ridare voce a chi non l’ha più