Oggi un comunicato dell’Eliseo ci informa che “Al termine delle consultazioni, il Presidente ha constatato che un governo, sulla base del solo programma e dei soli partiti proposti dall’alleanza che mette insieme il numero maggiore di deputati, il Nuovo fronte popolare, sarebbe immediatamente censurato dall’insieme dei gruppi rappresentati all’Assemblea nazionale, si precisa.”
“Il presidente della Repubblica ha appena creato una situazione di eccezionale gravità”, scrive sul social X il leader di La France Insoumise (Lfi), Jean-Luc Melenchon, commentando la decisione di Macron.
Nel Paese che ha dato il via all’epoca moderna con la sua Rivoluzione, si tratta di una situazione senza precedenti: lo sconfitto alle elezioni rifiuta di fatto di cedere il potere al vincitore.
Il partito di Macron ha ottenuto molti meno voti e parlamentari dell’NPF (182 contro 168 seggi), eppure è il partito di Macron a gestire ancora il governo francese, ed è Macron stesso a decidere chi può o non può assumere il potere in base a ciò che pensa possa “indebolire la Francia” o meno.
Lo stesso Macron che impose ferocemente la discriminatoria tessera verde vaccinale, che non bloccava la diffusione di alcun virus ma solo quella della libertà di cittadini trattati al pari di paria.
E visto che il commissario Europeo per gli Affari Economici Paolo Gentiloni a Venezia in un videomessaggio alla conferenza del Soft Power Club ci informa che “i social sono troppo spesso sfruttati da attori intenzionati a seminare discordia nelle nostre società e rischiano in definitiva di minare le nostre democrazie”, ci pensa poi il Presidente dell’associazione medesima, Francesco Rutelli, a chiosare “Se vince la disinformazione non c’è democrazia”.
In tutte le maniere ci stanno dicendo che è ammesso solo il pensiero unico delle oligarchie che hanno preso il potere, e che i sudditi (perché da tali i cittadini vengono trattati) hanno solo il dovere di conformarsi ed obbedire.
Siamo al paradosso che i cosiddetti “democratici” per difendere la democrazia devono infischiarsene della volontà popolare.
Nella più gattopardiana delle accezioni.